this is where we collide .

kise x kasamatsu

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  1. Ayumi-Zombie
     
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    « Fallo e basta! Non rompere! » gli urlò per l'ultima volta, lanciandogli dietro una delle palle da basket di cui la palestra era piena. Nell'ultima parte degli allenamenti, la squadra si era esercitata ai tiri liberi, e tutte e due le basi dei canestri erano popolate di palloni arancioni. Kasamatsu si era già occupato di sistemare tutto il resto delle attrezzature da allenamento, mentre Kise gli stava appresso. D'accordo, di sicuro anche lui aveva fatto la sua dose di fatica, a rincorrerlo da una parte all'altra della palestra, senza smettere un attimo di parlare. Ma non aveva spostato un granello di polvere. E, certo, era stato gentile a non essere sparito nel nulla, di punto in bianco, semplicemente perché si era messo a piovere e "Ho i panni stesi da tirar su", o "Se non torno a casa adesso, poi mia madre non mi riesce a dare il passaggio, ed io non ho l'ombrello!", o "Già che ci sei, ne dài uno anche a me?".
    Fatto stava che doveva recuperarli lui, tutti i palloni sparsi per la palestra.
    Con un sospiro, scalciò via le scarpe da ginnastica, togliendole con i piedi stessi, senza nemmeno chinarsi per slacciarle. Si sfilò la maglietta, e la lasciò cadere sulla panchetta sotto cui aveva abbandonato le scarpe. Si tolse anche i pantaloncini, che lasciò lì a terra, ed infine si levò i boxer. Andò alle docce, ed aprì il rubinetto dell'acqua calda. Ci metteva sempre un po', prima di arrivare, per cui bisognava farla scorrere fino al momento in cui la parte adibita a bagno degli spogliatoi non si fosse riempita di vapore. Tornò nella zona in cui si era spogliato, e frugò nell'unico borsone appoggiato su quella panca. Ne estrasse tutto il necessario per lavarsi - ovvero un docciaschiuma e uno shampoo -, afferrò un asciugamano a caso, si sforzò di togliersi i calzettoni, e si diresse di nuovo verso le docce.
    Non c'era tutto il vapore che aveva sperato.
    Yukio non era un tipo che aveva bisogno di molto tempo, per lavarsi. Non ci metteva nemmeno un minuto, ad insaponare e sciacquare i suoi corti capelli neri, e lo stesso valeva per il corpo. Non usava particolari lozioni per la pelle, o il colore dei capelli, o qualsiasi altra stupidaggine simile, e, sinceramente, non aveva mai nemmeno pensato di farlo. Nonostante queste premesse, però, Yukio passava nell'acqua calda un sacco di tempo. Che fosse nella vasca di casa, riempita fino all'orlo e con la porta del bagno chiusa a chiave, o alle terme, nella pozza d'acqua bollente con i suoi amici idioti, o sotto la doccia degli spogliatoi, sapeva che non gli sarebbe mai venuta davvero voglia di uscire da quella sensazione di calore e protezione. Nemmeno lui aveva idea del perché, ma stare lì al calduccio, senza che nessuno lo disturbasse, lo faceva sentire bene. Il profumo del sapone, la nebbia che si formava a causa del vapore, e sfumava tutti i contorni di ciò che lo circondava. Gli sembrava che il tempo si fermasse. Che non avesse più bisogno di preoccuparsi, non avesse più nessuna colpa, che non ci fosse bisogno di sbrigarsi.
    Sì, fare un bel bagno caldo era come ascoltare una fantastica canzone malinconica.
     
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  2. Wanweirdo
     
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    Sbuffò e cercò di contraddire Yukio, anche se sapeva perfettamente di aver perso in partenza Si avvicinò a lui e cercò di convincerlo a dargli una mano, non voleva raccogliere completamente da solo i molteplici palloni, erano davvero troppi. Unì le mani e inclinò la testa, chiudendo un occhio, era una di quelle espressioni che avrebbe fatto sciogliere ogni ragazza. Una espressione da completo bishounen, mancava solo uno sfondo pieno di fiorellini e cuoricini, e con un soggetto del genere era possibile persino vederli.
    Fu tutto inutile perché per tutta risposta Yukio gli urlò addosso e gli lanciò un pallone. Lo evitò per un pelo e sospirò guardandosi attorno, c'erano davvero parecchie palle in giro per la stanza, sbuffò. Prese quelli più vicini e li lanciò nel contenitore dove tenevano i palloni, erano completamente vuoiti visto che i palloni erano tutti in giro per la palestra, non aveva la minima voglia di sistemare tutto. Voleva cambiarsi e tornare a casa. Era tutto sudato, aveva bisogno di farsi una doccia. Prese altri tre palloni, guardò il contenitore e gli venne una piccola e stupida idea. Lanciò in grande stile Midorima, mancò il bersaglio, si morse un labbro. Ci riprovò, nulla. Ci avrebbe provato un ultima volta. Prese fiato, imitò i movimenti di Shintarou, prima di tirare disse il solito “nanodayo” del ragazzo, sbagliò di nuovo, questa volta di poco. Ci sarebbe voluto molto allenamento prima di riuscire ad eguagliare i lanci di Shintarou.
    Ci mise una decina di minuti a sistemare tutto, forse una quindicina di minuti, si avviò verso gli spogliatoi, tutto quello che voleva era farsi una bella doccia calda e tornare a casa. Magari sarebbe potuto andare da Tetsuya, gli piaceva parlare con Tetsuya, potevano parlare di tutto. Aprì la porta, fece qualche passo, notò che i vestiti di Yukio erano tutti per terra, si bloccò. Aveva una marea di pensieri in testa, di tutti i generi, specialmente quelli poco casti. Si morse un labbro con forza, per reprimere la voglia di fare uno di quei versi da “ragazzina”.
    C'era Yukio nudo nella stanza dove era lui in quel momento. Il suo capitano. Il suo senpai. Kasamastu-senpai. Kasamatsu Yukio. A lui piaceva Yukio, non sapeva bene come spiegare come fosse iniziata, ma provava qualcosa per lui. Ancora non capiva se fosse solo attrazione fisica o qualcosa di più. Ancora non lo sapeva ma avrebbe provato qualcosa di assoluto per Yukio.
    Sorrise e andò a sistemarsi vicino ad una panchia, si spoglia con finta calma, voleva fare in fretta, aveva già in mente cosa fare di lì a poco. Eccome se aveva in mente cosa fare. Una volta nudo si avvicinò alla doccia in cui si stava lavando Yukio, non quella precendente o quella dopo, proprio quella dove si stava lavando.
    Si infilò come se fosse la cosa più normale del mondo, mise una mano sotto l'acqua, calda al punto giusto. Sorrise. Avvicinò il corpo a quello del più grande e lo abbracciò da dietro.
    « Senpai! Visto che qua c'è già l'acqua calda posso farmi la doccia con te? » mormorò piano, sussurrando. Aveva una vaga idea di come avrebbe reagito l'altro, era già pronto alle urla, al completo imbarazzo, all'arrossimento che ci sarebbe stato nel giro di qualche secondo e alla voglia di ucciderlo che avrebbe avuto. Che aveva sicuramente nel momento quando lo aveva sentito entrare nella sua stessa doccia. La sua era una domanda retorica in fin dei conti, non importava la risposta che gli avrebbe dato.
     
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  3. Ayumi-Zombie
     
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    Prima fu il contatto fisico. A partire dalla schiena, le spalle, i fianchi, e poi le braccia che gli circondarono ed immobilizzarono il corpo con una facilità disarmante. Per qualche ragione, in quei minimi istanti in cui sentì un corpo estraneo appoggiarsi al suo, si rifiutò di credere che stesse davvero accadendo. Gli sembrò una sorta di sogno ad occhi aperti, come se il troppo calore della stanza gli avesse dato alla testa, ed il vapore che lo circondava si fosse trasformato in un corpo vero. Ma giunse la voce di Kise, e bastò quella a far capire a Yukio che, in effetti, sì, un enorme corpo nudo lo stava abbracciando.
    Rimase lì, immobile, fermo, impalato, per circa quattro secondi. Poi scattò.
    « Ma che cazzo fai?! », strepitò, cercando in tutti i modi di svicolare via dalla stretta del ragazzo. Purtroppo, però, tra il pavimento bagnato e la poca volontà di Kise di lasciarlo andar via, non riuscì ad ottenere davvero qualche risultato. Appoggiò le mani alle braccia del biondo dietro di lui, cercando di aprire quelle sottospecie di tenaglie - non sembravano così capaci di immobilizzare, in un certo senso, in quel momento sembravano più adatte per un incontro di wrestling, una partita di football americano o una rissa da strada - che però non sembravano avere nessuna voglia di essere forzate.
    Strillando, si era ritrovato in bocca un po' dell'acqua calda della doccia. La mandò giù, controvoglia. Anche se con lui c'era solo un Kise indesiderato, non poteva permettersi di fare una figuraccia, sputacchiando quel saporaccio di acqua calda e un po' di sapone. Aveva sempre preferito le bibite fresche, alle cose calde da bere, soprattutto se non era inverno, non aveva una copertina sulle gambe e non c'era almeno mezzo metro di neve, fuori.
     
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  4. Wanweirdo
     
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    Yukio cercò inutilmente di liberarsi, anche se Ryouta era più piccolo era comunque più alto e forte. Non che l'altro fosse debole o cosa, tirava dei calci parecchio forti e dolorosi, si ricordava ancora uno dei primi calci ricevuti, in testa. A volte si chiedeva come mai non avesse deciso di fare il calciatore, erano davvero potenti quei calci, sapeva dare anche dei pugni da maestro. Probabilmente se avesse fatto il calciatore sarebbe comunque stato un ottimo capitano ma sarebbe sempre stato in panchina per i falli, nel calcio è più facile fare un fallo. Col carattere che si ritrovava avrebbe potuto fare qualcosa come boxe o qualcosa del genere, Ryouta non l'avrebbe mai fatto per non rovinarsi la faccia da modello. Non che non gli piacesse il carattere di Yukio, anzi, lo trovava davvero carino. Persino tenero. Si innervosiva con niente e scoppiava per poco, però c'erano cose che lo metteva fin troppo in imbarazzo. Ad esempio non riusciva nemmeno a parlare con le ragazze e se Ryouta faceva qualcosa di troppo fisico andava in palla, completamente. Come in quel momento. 10
    Non si era mosso, era rimasto immobile i primi istanti, poi era scattato, cercando di liberarsi. Come detto in precedenza non gli era possibile, non finché Ryouta l'avesse voluto tenere in quel modo. Lo strinse un altro po', facendo aderire maggiormente i corpi bagnati e nudi. Sicuramente era una situazione molto strana, due ragazzi nudi a fare la doccia insieme – anche se Yukio non era minimamente d'accordo – e, specialmente, abbracciati. Certo, Ryouta non ci vedeva niente di male, ma si stava parlando dello stesso biondino che dimostrava i suoi gusti sessuali con i suoi modi di fare e coi soprannomi. Lo stesso biondino che faceva il modello e aveva uno stormo, una mandria, di ragazzine impazzite ai suoi piedi. Lo stesso biondino che in quello stesso istante stava abbracciando Kasamatsu Yukio senza dargli una via d'uscita.
    Si strusciò giusto un pochettino, giusto per far sentire al più grande qualcosa.
     
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  5. Ayumi-Zombie
     
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    Quando Kise iniziò a strusciarsi, il cervello di Kasamatsu esplose. Ne ebbe la certezza, perché non funzionava più, e sentì qualcosa di caldo che scorreva giù, dal bordo delle orecchie al collo, e -
    Acqua. Era solo acqua. E, se c'era arrivato, allora il cervello funzionava. Un po' in ritardo, e faceva brutti scherzi, ma funzionava ancora. E allora perché si era impallato a quel modo? Kise? Era quel corpo troppo sviluppato, per essere quello di un ragazzo di un anno in meno di lui? Era quello stronzo, di sicuro.
    « C-che cazzo stai facendo? Levati. - riuscì appena a biascicare. Nonostante fosse fradicio, ed in un ambiente umidissimo a causa del vapore, si sentiva la bocca e la gola incredibilmente secche. Si passò rapidamente la lingua sulle labbra, anche se erano già bagnate dall'acqua che scorreva dall'alto, e deglutì quasi a vuoto. - L-lasciami. Pervertito. » aggiunse l'ultima parola con un tono incredibilmente basso, e fu più come se gli fosse sfuggita. In realtà non aveva davvero tutte le intenzioni di dirla fin dall'inizio, ma era quello che continuava a martellargli in testa da quando gli si era riattivato il cervello.
    Spostò le mani sui polsi di Kise, e si rese distrattamente conto che, come il resto delle braccia, erano più grandi dei suoi. Li afferrò, li strinse e cercò di tirarli, per fargli allentare la presa. Sapeva che era un po' impossibile, ma avrebbe continuato a provarci.
     
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  6. Wanweirdo
     
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    Aveva sentito bene? Gli aveva dato del pervertito? Ridacchiò divertito, sfortunatamente il getto dell'acqua rendeva tutto più difficile, fece un passo indietro, portandosi Yukio con sé. Rischiavano entrambi di scivolare, non sarebbe stato piacevole, rischiava di farsi male o di finire in una situazione ancora più imbarazzante. Non che a Ryouta dispiacesse ma voleva tenere il controllo della situazione.
    Lasciò la presa, e qui sicuramente Yukio stava cantando vittoria, non gli diede il tempo di fare nulla perché lo sbattè contro il muro della doccia. Lontano dal getto dell'acqua, lo guardò negli occhi, premette il proprio corpo contro quello del ragazzo più grande, facendo aderire la sua schiena alla superficie fredda delle mattonelle.
    Non poteva liberarsi di nuovo, non glielo avrebbe permesso. Era suo, e Ryouta aveva il completo controllo della situazione. Gli bloccò un polso, alzandoglielo, l'altro lo lasciò libero. Non perché fosse un ragazzo sprovveduto, ma perché voleva vedere come se la sarebbe cavata, cosa avrebbe cercato di fare. Come avrebbe cercato di scappare.
    Fino a qual momento aveva parlato poco, non aveva detto praticamente nulla. Non ce n'era bisogno. In quel momento le parole erano troppo. Gli accarezzò una guancia, delicato, gli sorrise come faceva di solito quando riusciva ad avere qualcosa che voleva. Prima che gli urlasse qualcosa addosso lo baciò, al contrario di come si era comportato fino a quel momento, lo stava baciando con dolcezza. Aveva posato le labbra sulle sue con lentezza, intrappolandole, aveva infilato la lingua nella bocca del senpai e ora lo cercava senza pretendere.
    Dolcezza che non apparteneva a quel momento, ma che apperteneva a Ryouta. Inoltre c'era tempo per perdersi nella passione, e l'avrebbe fatto.
     
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  7. Ayumi-Zombie
     
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    Le labbra di Kise, improvvisamente a contatto con le sue, gli impedirono di reagire immediatamente, e quindi spingerlo via con un bel pugno in faccia. Prima che lui gli avesse rubato quel bacio, una miriade di pensieri gli erano passati per la mente. Dal dargli un pugno, ad un ceffone, ad un gestaccio, e quant'altro potesse mai staccarselo di dosso. Già era odioso quando faceva l'affettuoso in pubblico - sapeva che quei gesti, quelle attenzioni, e, soprattutto, quel contatto fisico, gli mettevano addosso un nervosismo assurdo. E allora perché lo faceva?! -, ed in quei momenti erano entrambi vestiti; figurarsi poi se gli si strusciava addosso nelle docce degli spogliatoi, nella palestra vuota, in una scuola semi-deserta, ad un orario in cui nessuno sarebbe potuto venire a salvarlo.
    Quel ragazzo era tutto ciò che avrebbe mai potuto irritarlo. Era bellissimo, simpatico, gentile, si divertiva a fare un po' il tonto, popolare sia tra le ragazze, che lo adoravano, che tra i ragazzi, a causa del suoi basket e del suo carattere aperto. E, nonostante questo, nonostante potesse avere tutti e tutto ciò che voleva, aveva scelto lui. Aveva spinto lui, contro le mattonelle umide di vapore della doccia. Aveva intrappolato il suo corpo, appoggiandolo contro il muro e stringendo il suo polso, di modo che non potesse scappare. Lo faceva sentire strano. Diverso. Speciale. Imbarazzato. Incazzato. Una strana confusione dentro, che non sapeva bene come spiegare a se stesso, agli altri, o qualsiasi cosa.
    Strinse a pugno la mano libera, e la sbatté con poca forza contro la zona che stava tra la spalla e il petto. Tanto, con un braccio solo, non sarebbe mai riuscito a liberarsi.
     
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  8. Wanweirdo
     
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    Si staccò per riprendere fiato prima di buttarsi di nuovo sulle labbra del senpai. Gli lasciò anche l'altro polso, tanto ormai l'altro aveva capito che non aveva modo di fuggire da quel contatto. Proprio come era già successo in precedenza, con un bacio, stava succedendo esattamente la stessa cosa. Ryouta aveva il perfetto controllo, Ryouta dominava completamente Yukio. Nessun calcio in faccia, nessun pugno sullo stomaco, forse alla fine. Se Yukio avesse ancora avuto la forza di muoversi.
    Ryouta ghignò, eccome se ghignò. Iniziò a mordicchiargli le labbra, succhiandole. Fortunatamente il pessimo sapore di shampoo era passato, inizialmente gli era scappata una smorfia disgustata ma aveva resistito. Tirò il labbro inferiore e lo guardò, gli sorrise in modo adorabile. Se lo meritava proprio un pugno.
    « Se mi comporto da pervertito è colpa del senpai! Non dovrebbe essere così sensuale, non dovrebbe farsi la doccia in una maniera così tanto... » lasciò in sospeso la frase, avvicinandosi di più, strusciandosi come aveva imparato a fare. In quel modo che avrebbe fatto impazzire una ragazza e, inevitabilmente, eccitare un ragazzo. Gli succhiò il lobo dell'orecchio, con la lingua sfiorò la circonferenza, morse e tirò.
    « … eccitante.» finì la frase, iniziando a baciargli il collo, spostò una mano su un suo fianco, tenendolo fermo.
     
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  9. Ayumi-Zombie
     
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    L'avrebbe voluto uccidere, ma lasciò ricadere pian piano la testa all'indietro, che andò ad appoggiarsi delicatamente alle mattonelle umide della doccia. L'avrebbe voluto uccidere, ma gli sfuggì uno strano sospiro di piacere di cui nemmeno si rese conto. L'avrebbe voluto uccidere, ma si mordicchiò il labbro inferiore, stringendo leggermente gli occhi blu. Odiava quando Kise gli baciava il collo. Lo odiava, perché in realtà gli piaceva, e non avrebbe dovuto, non avrebbe dovuto piacergli, non avrebbe dovuto lasciare che Kise gli facesse quelle cose, non avrebbe dovuto, in fondo, sperare che Kise le facesse più spesso. In fondo. Molto in fondo. Talmente in fondo che si rendeva conto di quanto quelle cose - quei brividi, quei tocchi, quelle carezze, quei sospiri, quel tremolio, quella sensazione di fuoco nel basso ventre - gli piacessero, e quanto desiderasse che accadessero più spesso, solo mentre stavano succedendo. Non lo avrebbe mai, mai ammesso, nemmeno sotto tortura. Ma Kise riusciva a farlo sentire in un modo che nessun altro aveva mai eguagliato. Non si parla del piacere sessuale, non solo, ma piuttosto di come riuscisse a farlo sentire speciale, desiderato, voluto.
    Gli appoggiò le mani sulle spalle. Erano più larghe e forti delle sue, nonostante fosse più piccolo di lui di un anno. Mano a mano che Kise si divertiva a giocare con il suo collo, e Yukio iniziava ad ansimare leggermente, stringeva la presa.
    Si impose di non pensare. Non pensare. E' troppo imbarazzante, per farlo. Non pensare. Non riflettere su quello che sta succedendo. Non pensare a quello che ti sta facendo.
     
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8 replies since 28/11/2012, 16:20   52 views
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